S. Maria di Vignola

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CHIESA S. MARIA DI VIGNOLA

La chiesa di Santa Maria di Vignola ha una storia antica e non priva di interesse. Anch’essa patrimonio storico del comune di Trinità d’Agultu e Vignola e della Costarossa.

Percorrendo la strada provinciale che collega Castelsardo a Santa Teresa di Gallura, all’altezza dell’incrocio per la Spiaggia di Cala Sarraina, si incontra il bivio opportunamente segnalato per Santa Maria di Vignola. Si percorre la stradina tra le campagne per circa tre chilometri e oltrepassato il ponticello sul Rio Vignola, ecco immersa tra gli alberi di olivastro il bel santuario.

Questa chiesa appare già in un documento risalente al lontano 1117, quando, il Giudice di Gallura Ittocorre de Gunale, dona all’arcidiocesi di Santa Maria di Pisa quattro chiese, fra le quali la Sancte Marie de Vignolas. La stessa appare ancora, tra il 1320 e il 1368, negli inventari della chiesa Pisana. Qualche secolo dopo, intorno al 1800, si ipotizza l’uso come parrocchia dagli abitanti del luogo e allo stesso tempo, pare che vi risiedessero dei monaci benedettini, e a conferma della loro presenza, un luogo acquitrinoso a poca distanza chiamato La Pischina di li Frati, dove pare ne fossero annegati alcuni. 

La sua facciata interamente intonacata e dipinta di bianco, segue l’esempio del modello di altre piccole chiese fatte edificare da Pio XI nel progetto di impianto di nuove Chiese in Gallura. Al di sopra del portale si trova un’apertura di forma circolare, chiamata altresì oculo, e in corrispondenza dello stesso, un campanile a vela con una croce metallica. La struttura attuale risalente alla fine degli anni ’70, è prodotto di un ulteriore intervento di restauro.

Il suo interno a navata unica, è suddiviso in tre campate di cui una è il presbiterio. Una nicchia posta al di sopra dell’altare contiene al suo interno le statue lignee di Santa Barbara e Santa Elisabetta risalenti al 1600 e una seconda nicchia contenente la statua di San Sebastiano. Sulla parete laterale, al di sopra di un secondo ma più piccolo altare, troviamo invece il simulacro di Sant’Antonio da Padova. Va ricordato che questa chiesa viene citata nel libro Il muto di Gallura,opera di Enrico Costa, quando narra la cerimonia di “l’abbrazzu” di due promessi sposi. Come in tutte le chiese campestri, anche qui sono celebrate diverse feste in onore dei santi, tra cui Sant’Antonio da Padova il Lunedì dell’AngeloSanta Maria e San Sebastiano a metà Maggio e Santa Maria e Santa Elisabetta l’ultimo domenica di Agosto.

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